Ghenesis op. 14 è un’opera giovanile di Antimo D'Agostino, terminata di comporre completamente per pianoforte solo, pianoforte e orchestra e versione per 2 pianoforti nell’Agosto del 1995.
Essa si presenta principalmente come un poema sinfonico per pianoforte orchestra che ha lo scopo di voler rappresentare in musica la Genesi biblica; nella fattispecie vuole rappresentare la Creazione, giorno per giorno dei 7 indicati, ciascuno dei quali protagonista della nascita di quanto straordinariamente descritto nei testi Sacri Cristiani.
Ghenesis vuole altresì offrire un'occasione per un'attenta riflessione sulle meraviglie esistenti al mondo su cui troppo poco spesso ci si sofferma ad apprezzare l'eccezionale fattura, considerando erroneamente tutto ciò che esiste come cosa ovvia, dovuta e priva dell'importanza effettiva.
In quest'ultima ottica si tratta di un'opera non necessariamente di stampo esclusivamente religioso, ma rivolta a chiunque appartenente a qualunque Credo e/o ateo.
Il tema principale di tutta l’opera è, pertanto, il contrasto tra il Creato e il Nulla, La Vita intesa come Entità non necessariamente organica e la non-vita, da non confondere con la morte in quanto quest’ultima facente parte della Vita stessa.
Questa lotta continua e quasi infinita si rinnova fino al termine della composizione stessa con il trionfo finale della Vita che si imporrà definitivamente sul Nulla.
Il titolo dell’opera è in Greco attico antico, così come pure i giorni di Creazione al suo interno.
Questa scelta artistica sembrerebbe andare contro la Storia poiché nel Vecchio testamento in cui è contenuta la Genesi non vi è traccia di questa lingua, ma solo nel Nuovo Testamento; tuttavia questa scelta è stata appositamente presa poiché Ghenesis non ha certo la presunzione di voler essere parte integrante della Bibbia, ma una rappresentazione musicale di una parte di Essa.
Solo il titolo dell’inizio dell’opera è in ebraico (Bereshît - In principio), esattamente come riportato originariamente nella Bibbia; brano rappresentante il Nulla, antecedente al Miracolo della Creazione.
Non in Greco anche la seconda parte del Terzo giorno (Flora) per la quale è stato scelto l’italiano come lingua per definirne il titolo.
In principio, essendo il Nulla un qualcosa d’indefinito è stato pensato come accordo reiterativo iniziale una triade aumentata a parti late eseguita dagli archi; seguono suoni prodotti da altri strumenti che sembrano voler pronunciare una composizione forse dodecafonica, ma nel suo incedere comparirà presto l’idea tonale come volontà di definire ciò che era nelle intenzioni di creare da parte dell’Onnipotente.
Ghenesis si manifesterà come una composizione tonale di stile neo-romantico, così come quasi tutta la produzione dell’autore, in netto e convinto contrasto con le scelte atonali della maggior parte dei compositori contemporanei.
Dopo Bereshît… (In principio…) seguono il I giorno di creazione (Fos – Luce) e il II giorno (Uranòs – Cielo).
Trattandosi delle primissime creazioni dopo il Nulla esse si presentano ancora semplici da un punto di vista compositivo e dell’ascolto, sempre attorniate da quel senso di indefinito rappresentato dal Nulla iniziale e tecnicamente da quella triade di quinta aumentata.
E’ importante sottolineare che ad ogni giorno di Creazione gli elementi ormai resi reali dall’opera di Dio ritorneranno a livello tematico successivamente completando sempre di più la Creazione stessa, così come il lunghissimo e travagliato scontro tra Indefinito e Definito.
Nel III giorno di Creazione (Ai thalàssai kai e ghe – I mari e la terra) Ghenesis assume contorni sempre più definiti; appaiono evidenti all’ascolto le onde dei mari in tempesta che cercano di prevalere su quello che di indefinito c’era in precedenza e che vorrebbe ancora, senza tuttavia riuscire, a prevalere.
La Genesi è ormai iniziata e niente potrà più fermare questo meraviglioso progetto di Dio, pur tentandovi invano.
Dalle acque in tempesta spuntano anche la terra (e da quel momento ogni conflitto sembra leggermente placarsi) e la flora (a cui è stato dedicato dal compositore un brano all’interno del terzo giorno di Creazione dal titolo in italiano, come già precedentemente segnalato: Flora).
“Flora” sembra quasi un pezzo musicale a sé stante, ma questa sensazione non risponde completamente a verità in quanto appartenente comunque al complesso progetto della Genesi; brano molto romantico in cui le note suonate dal pianoforte sembrano rappresentare le singole pianticelle, foglioline e fiori che sbocciano dopo la tempesta.
Il IV giorno si suddivide in 2 brani: Elios (Sole) e Selene (Luna); entrambi sono legati non solo dalla tipologia creativa, ma anche da un tema comune che viene dapprima proposto in Elios allo stato embrionale e poi in Selene in maniera più cospicua, pur mantenendo, comunque, autonomia tematica principale.
In Elios sono presenti reminiscenze di Uranòs luogo in cui il sole risiede, mentre per quanto riguarda Selene va fatta un’importante puntualizzazione: la luna in oggetto è parte integrante di un’opera quale Ghenesis, per cui non deve assolutamente essere messa alla stregua di composizioni di autori del passato come ad esempio L. van Beethoven o Claude Debussy con i loro “Chiaro di luna” poiché concettualmente completamente diversi.
Nel V giorno di Creazione (Oi òrnithes kai ta tes thalàsses zoa – Gli uccelli e gli animali del mare) l’opera di Dio prende sempre più forma; oltre ai nuovi elementi come da titolo ritornano prepotentemente reminiscenze tematiche già viste in passato attinenti ai nuovi elementi come il cielo, il mare e le sue profondità che ricordano tanto l’indefinito, il nulla e l’oscurità.
Come in tutta l’opera quest’ultimi cercano di rivendicare il loro essere-non essere, ma sempre più debolmente perché il Progetto del Signore è quasi giunto a compimento.
E così al VI giorno si arriva alla Creazione dell’elemento più importante e controverso dell’Opera: O anthropos – L’Uomo.
Come da definizione su scritta il tema principale si dimostra subito inquieto, ma più indipendente rispetto ai precedenti; pur intendendo l’uomo come essere umano è stato deciso dal compositore di inserire anche la donna, tema apparentemente più dolce e tranquillo, ma anche di leggero minor impatto e comprensione sull’ascoltatore, meno ovvio.
VII giorno: E tu ergù teleutè kai e tu Theu esukìa (La fine della creazione e il riposo di Dio).
La Creazione è giunta a compimento, Dio riposa e ammira quanto ha portato a termine: ad un tema nuovo che ricorda senso di vittoria e compiacimento si affiancano anche tutti (o quasi) i precedenti, come se fosse una carrellata di tutto ciò che è stato compiuto.
A tutti i temi su scritti si aggiunge anche quello di Bereshît in maniera stavolta fuggitiva, quasi come fosse un ultimo vano tentativo di sopravvivere alla Genesi, ma il trionfo finale della Creazione sul Nulla è immediato e incisivo, con il seguente grandioso finale di Ghenesis e con tutti gli strumenti musicali che urlano di gioia e liberazione dallo stato di inerzia e non definizione.
Ghenesis rappresenta, per concludere, il trionfo del bene sul male, del definito sull’indefinito, dell’ordine sul caos, in un certo qual modo l’autore dell’opera musicale in questione oserebbe sussurrare “la vittoria della tonalità sulla atonalità”, che lo stesso P. Boulez, eminente compositore contemporaneo, definirebbe come genere musicale volutamente aleatorio..