Il Notturno n° 3 op.15 “Onde di luna”, da cui il relativo album eredita il nome, è un’opera risalente ai tempi del corso di composizione del conservatorio “Rossini” di Pesaro (fine anni Novanta), non molto tempo dopo la laurea in pianoforte conseguita a pieni voti con lode e menzione d’onore al “Martini” di Bologna nel 1994. La luna di questa composizione è concettualmente molto diversa da quelle celeberrime di Beethoven o di Debussy, fonti ispiratrici di autentici capolavori; lo è persino da quella di Ghenesis op. 14 da me stesso composta, in cui se ne descrive la creazione. Il Notturno “Onde di luna” è un quadro sonoro raffigurante oscillazioni marine che riflettono la luce notturna di questo meraviglioso e romantico astro, con movimento variegato in un turbinio di emozioni e diffusi virtuosismi pianistici.
Il Preludio op. 4 n° 2 in LA bemolle maggiore è un breve piccolo quadretto musicale creato in tenerissima età, come d’altronde tutti e 10 i Preludi op. 4 del medesimo autore; di carattere completamente diverso dal Notturno che lo precede nell’omonimo album (Onde di luna), veloce e spensierato come il bambino di neppure 10 anni che lo compose fu, tuttavia, inciso molti anni dopo il suo concepimento.
La Ballata n°1 op. 16 è certamente un’opera più lunga ed articolata di altre del medesimo autore come, ad esempio, i Preludi (alcuni dei quali presenti in “Onde di luna”). Scritta tra il 1995 e il 1996 ai tempi dell’Accademia musicale pescarese è stata più volte eseguita in concerto e/o pubblicamente sempre accolta con successo ed entusiasmo dal pubblico. Anche in questo caso emerge la scelta compositiva controcorrentista, tradizionalista ma con innovativi procedimenti tonali, comunque mai dodecafonici.
Dopo la pienezza passionale della Ballata n° 1 segue in scaletta il Preludio op. 4 n° 1 (Elegìa) che, di converso, con poche ma, mi auguro, efficaci note si pone l’obiettivo di comunicare uno stato d’animo melanconico ed, appunto, elegiaco; orfano, infatti, di qualsivoglia virtuosismo tecnico è la prima vera piccola composizione musicale dell’autore. Piccolo, ma intenso, momento musicale che esprime il suo perché con la semplicità della forma.
La Ballata n° 2 (op. 17 n° 2) è la seconda di 3 composte dall’autore. Di carattere molto romantico e con qualche sfumatura impressionistica, essa concentra nel finale un virtuosismo tecnico trascendentale successivo a scenari molto intimi che lo precedono e comunque propri dell’intera opera. In linea con le convinte scelte artistiche dell’autore anche questa Ballata non si presta minimamente ad alcun procedimento dodecafonico, in antitesi ai sostenitori della cosiddetta “contemporaneità”.
Il quarto dei 10 preludi op. 4 per pianoforte composti dall'autore in tenerissima età e da lui stesso eseguito ed inciso negli anni Novanta...
Un altro piccolo Preludio appartenente all’opera 4, nella fattispecie il quinto, settima delle undici tracce di “Onde di luna”. Si tratta di un piccolo tema con brevi variazioni, eseguito come di consueto al pianoforte dallo stesso autore…
Ultimo preludio op. 4 presentato in “Onde di luna”, il settimo (Quasi una ninna nanna) della serie; si tratta del quinto di dieci Preludi composti dall'autore presente nell'album, una successione di brani appartenenti al periodo della sua infanzia.
La Ballata n° 3 op. 21: composizione più matura rispetto ad alcune già ascoltate fino ad ora, concepita quasi come protesta in netto contrasto con l’aleatorietà che la maggior parte delle correnti contemporanee esaltano.
Il Notturno n° 4 (op. 17 n° 1) è un'opera romantica e tonale costruita su una tradizionale forma lied (ABA). Pur conservando i fondamenti della musica seria così com'è concepita nella sua interezza almeno fino alla fine del Novecento, richiamandone l’inconfondibile stile, questa composizione rappresenta una novità nel suo settore in quanto diversa da tutte le altre.
L’ultimo pezzo di “Onde di luna” è rappresentato dalla Rapsodia op. 19: un brano di forma abbastanza libera, tonale, in stile romantico e con reminiscenze vagamente Lisztiane. In principio essa si presenta quasi come un corale strumentale eseguito al pianoforte che sfocerà presto in molteplici continue fantasie a conclusione dell’album.